Introduzione
Cenni storici
La giurisdizione del quartiere San Giuseppe appare ufficialmente nella Carta dell’Ufficio Topografico della Guerra del 1828: vedi appresso.
Da essa si può vedere come il quartiere comprenda il tessuto urbano a est di via Toledo a partire da piazza Dante fino all’isolato di San Giacomo ed è delimitato ad est da piazza Municipio, via Medina, Santa Maria La Nova, il complesso di Santa Chiara, la prima parte di Spaccanapoli fino a piazza San Domenico Maggiore nonché la parte corrispondente del Decumano Maggiore.
Anche se oggi il quartiere si può definire collocato nel pieno centro cittadino, in realtà esso è posto a cavallo tra il centro antico e il centro vicereale-borbonico: questo si può verificare esaminando le diverse murazioni cittadine da quella ducale-angioina a quella aragonese, riportate sulla carta Carafa, fino a quella vicereale (voluta da Don Pedro di Toledo), riportata sulla veduta Lafréry.
E’appresso riportata la carta Carafa (1775) con l’indicazione dei confini del quartiere San Giuseppe, delle murazioni ducale-angioina e aragonese colle relative porte: come si vede le due murazioni attraversano il quartiere che quindi ricade parte dentro e parte fuori le mura.
E’ appresso riportata la veduta Lafréry (1566) con i confini del quartiere e la murazione vicereale: come si può vedere ormai il quartiere ricade completamente all’interno di tali mura.
Altra caratteristica storica del quartiere è la fortissima presenza di “insule religiose” , interi blocchi urbani completamente occupati da strutture conventuali con relative chiese, chiostri, giardini ed eventuali organizzazioni benefiche come i cosiddetti conservatori.
Tutto questo si può ben rilevare dalla carta Carafa (che segue), dove si sono riportate in diversi colori le varie “insule”religiose che costellano il quartiere occupandone una parte rilevante: di esse la maggior parte (San Francesco delle Monache, Monteoliveto, San Domenico, Santa Chiara, Santa Maria La Nova, San Pietro a Maiella) furono create in epoca angioina e cioè tra il Duecento e il Quattrocento.
Mentre tra le più antiche San Sebastiano risale addirittura ad epoca romana e Donnalbina ad epoca ducale, mentre per citare le più relativamente recenti il Gesù Nuovo, San Tommaso d’Aquino (oggi distrutta), san Giacomo degli Spagnoli e la Concezione degli Spagnoli (oggi distrutta) sono di epoca vicereale (dal Cinquecento in poi).
Ecco la carta Carafa con la mappatura delle insule religiose:
A partire dalla sua istituzione e fino agli anni Trenta del Novecento il quartiere non subisce trasformazioni significative come si evince dalle carte Carafa (1775), Marchese (1804-1813), Ufficio Topografico della Guerra (1828), Schiavoni (1880) riportate in galleria immagini.
Invece a partire dagli anni Trenta e fino agli anni Cinquanta del Novecento il tessuto urbano storico compreso tra piazza Carità, via Toledo, piazza Matteotti, via Medina e piazza Municipio viene completamente stravolto da un lato per “risanare” una parte considerata malsana della città e dall’altro per fare spazio alla costruzione, come vedremo, di un nuovo “centro direzionale”: il rione Carità.
Tale trasformazione era prevista nell’ambito del Piano di Risanamento della città di Napoli già dal 1908, ma solo nel 1913 fu approvato il piano di bonifica del quartiere, piano originario di fatto non realizzato, ma da cui attraverso successive varianti si arrivò al progetto del 1934 che cancellò anche le ipotesi iniziali di risparmiare le poche emergenze monumentali (chiesa e teatro dei Fiorentini, chiesa di S. Tommaso d’Aquino, l’insula di Monteoliveto) e pianificò lo sventramento dell’intera area per cui scomparvero oltre le chiese citate anche vie storiche come la Corsea e i Guantai Vecchi.
Il tessuto urbano preesistente interessato da tale trasformazione è indicato sulla stralcio appresso riportato della carta Marchese del 1804, coll’avvertenza che l’insula di Monteoliveto, pur compresa nel perimetro dell’intervento urbanistico, non è stata completamente distrutta ma risulta completamente stravolta rispetto alla struttura complessiva originaria e che parte della palazzata di via Medina venne risparmiata.
La ricostruzione del quartiere nella parte compresa tra via Diaz, via Medina, via Toledo e piazza Municipio si protrasse fino agli anni Cinquanta ed assunse con l’amministrazione laurina uno spiccato carattere speculativo, essendo destinata per lo più ad un’edilizia residenziale intensiva: quindi in questo caso non ci fu alcuna contropartita in termini di pregio architettonico come invece si era verificato per le realizzazioni degli anni Trenta.
I tracciati ipotizzati per le antiche murazioni cittadine sono stati tratti dai testi di Bartolomeo Capasso Topografia della città di Napoli nell’XI secolo edito da Forni (2005) e di Lucio Santoro Le mura di Napoli edito dall’Istituto Italiano dei Castelli di Roma (1984).
Per motivi pratici escludiamo dalla trattazione del quartiere i tratti di Spaccanapoli e di via Tribunali (che amministrativamente ne sarebbero parte) e che invece verranno trattati in maniera unitaria come Decumani nella sezione Assi viari, mentre includiamo nel quartiere piazza Municipio che invece sarebbe al limite col quartiere Porto.
Mete turistiche classiche
Atmosfera
Questa seconda parte ha ovviamente una vocazione terziaria e da alcuni anni a seguito delle diffuse pedonalizzazioni se ne apprezza anche l’utilizzazione residenziale.
Per quanto riguarda gli aspetti culturali e i locali di spettacolo, abbiamo assistito negli ultimi decenni ad una moria dei cinematografi, tra i quali ricordiamo l’Adriano, il Mignon, il Fiorentini: oggi resta solo il Modernissimo peraltro molto attivo come multisala.
Tra i teatri è in grande spolvero il teatro Mercadante a piazza Municipio (l’antico teatro del Fondo) che ha recentemente ottenuto la qualifica di Teatro di Interesse Nazionale.
Tra le librerie l’unica significativa è Feltrinelli oltre naturalmente allo storico polo librario di port’Alba, dove permane la tradizione di piccole librerie antiquarie e ovviamente di librerie scolastiche ed universitarie e di bancarelle che tengono in vita la tradizione pur con la perdita eccellente di Guida che ha da qualche anno chiuso i battenti.
Nell’ambito culturale merita una citazione il Conservatorio di San Pietro a Maiella, una istituzione gloriosa che ha formato intere generazioni di grandi musicisti, tra gli ultimi Riccardo Muti.
Aree pedonali:
Il quartiere è in gran parte pedonalizzato o comunque ZTL.
Come collegamento su ferro molto importante è la linea 1 della Metropolitana che ha recentemente aperto all’esercizio la stazione di piazza Municipio, stazione che comprenderà anche uno spazio espositivo degli importanti reperti archeologici ivi rinvenuti nel corso degli scavi; anche la stazione Toledo della stessa linea è a servizio del quartiere, stazione che è stata pluripremiata a livello europeo per i suoi pregi artistici ed architettonici.
C’è inoltre la funicolare Centrale che collega via Toledo con il Vomero mentre la parte dei decumani e piazza Dante sono servite dalla linea 1 con la fermata di Dante.