via Battisti
Notizie storiche
La strada attuale che collega piazza Carità con piazza Matteotti sorge su un tracciato che ricalca in parte l’antica via della Corsea, via che fu completamente sventrata in occasione del risanamento dell’intera area eseguito a partire dagli anni Trenta del Novecento.
La Corsea derivava il suo nome dal fatto che faceva parte di un itinerario per le giostre e le corse dei cavalli, itinerario che partiva dalla piazza delle Corregge , l’odierna via Medina; essa lambiva l’area conventuale di Monteoliveto e collegava piazza Carità con via Monteoliveto costituendo praticamente con le sue trasversali un rione di caratteristiche omogenee, fatto di un’edilizia povera e disordinata ma anche di complessi monumentali risalenti al Cinquecento o addirittura al Quattrocento: oltre quello citato, la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, quella di san Giuseppe Maggiore, quella dei SS. Pietro e Paolo dei Greci, il complesso domenicano di san Tommaso d’Aquino. Era una zona artigianale e commerciale con folte colonie di Toscani, Fiamminghi, Genovesi, Inglesi e Lombardi.(da Rileggere Napoli nobilissima di R. De Fusco ed. Liguori). Tutto questo si può rilevare anche dalla cartografia storica riportata in galleria immagini.
La strada attuale che collega piazza Carità con piazza Matteotti sorge su un tracciato che ricalca in parte l’antica via della Corsea, via che fu completamente sventrata in occasione del risanamento dell’intera area eseguito a partire dagli anni Trenta del Novecento.
La Corsea derivava il suo nome dal fatto che faceva parte di un itinerario per le giostre e le corse dei cavalli, itinerario che partiva dalla piazza delle Corregge , l’odierna via Medina; essa lambiva l’area conventuale di Monteoliveto e collegava piazza Carità con via Monteoliveto costituendo praticamente con le sue trasversali un rione di caratteristiche omogenee, fatto di un’edilizia povera e disordinata ma anche di complessi monumentali risalenti al Cinquecento o addirittura al Quattrocento: oltre quello citato, la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, quella di san Giuseppe Maggiore, quella dei SS. Pietro e Paolo dei Greci, il complesso domenicano di san Tommaso d’Aquino. Era una zona artigianale e commerciale con folte colonie di Toscani, Fiamminghi, Genovesi, Inglesi e Lombardi.(da Rileggere Napoli nobilissima di R. De Fusco ed. Liguori). Tutto questo si può rilevare anche dalla cartografia storica riportata in galleria immagini.