via e salita Ventaglieri
La parte del quartiere Avvocata più prossima alle mura era intorno all’anno 1000 denominata Limpiano ed era delimitata dall’attuale via Tarsia a sud, dal Cavone a nord, da piazza Dante – via Pessina ad est e da via Salvator Rosa (Infrascata) ad ovest.
Il Limpiano, che nel 1138 era stato concesso dal duca bizantino Sergio al Monastero dei SS. Severino e Sossio, fu a partire dal Cinquecento progressivamente urbanizzato attorno ad alcuni assi di penetrazione che fungevano da collegamento tra il centro storico entro le mura e l’area collinare: via Ventaglieri, salita Tarsia, salita Pontecorvo e lo stesso Cavone.
Anche questo è un percorso che come tutti gli altri del Limpiano collega la città murata alla collina, in questo caso partendo in prossimità di Porta Medina (in corrispondenza dell’attuale piazza Montesanto).
La via è già individuabile nella veduta Baratta del 1627 appresso riportata.
Poi è indicata chiaramente nella carta Carafa del 1775 (vedi appresso) dove viene denominata col n. 375 strada del Sangue di Cristo, da una chiesetta omonima sita nella parte alta della strada e contrassegnata dal numero 374. Essa da un lato funge da asse di penetrazione urbana nell’area ancora pianeggiante ai piedi della collina di san Martino e dall’altro assicurava un collegamento col palazzo Montemiletto indicato col numero 373.
La carta Marchese del 1813 riporta per la prima volta i nomi della via e della salita Ventaglieri.
Con la costruzione del corso Vittorio Emanuele, completato in quel tratto nel 1873, il collegamento diretto col palazzo Montemiletto viene intercluso e il percorso confluisce nella parte terminale di salita Tarsia (vedi carta Schiavoni del 1885).
Ancora oggi la toponomastica riprende la distinzione introdotta dalla carta marchese tra la via Ventaglieri e la sua prosecuzione gradonata che si chiama salita Ventaglieri; infine la parte terminale è denominata rampe Montemiletto conservando quindi la memoria dell’antica funzione.