via e largo Banchi Nuovi
Notizie storiche
Tutta l’area comprendente via Donnalbina, Santa Maria la Nova, S.Maria dell’Aiuto, largo e via Ecce Homo, piazzetta Monticelli, via e largo Banchi Nuovi era inclusa nella murazione della città ducale riportata dalla pianta ricostruita da Bartolomeo Capasso (1892) della Napoli dell’XI secolo: l’area era denominata Regio Albinensis o Albiensis.
E’ un’area che si andò urbanizzando tra grandi insule conventuali ( Donnalbina, S.Maria la Nova, San Demetrio, la stessa Santa Chiara), ma che assunse nei secoli successivi una forte connotazione commerciale, segnatamente la zona cosiddetta dei Banchi Nuovi.
L’area era posizionata sul ciglio di un salto di quota che digradava rapidamente verso la linea di costa che era molto arretrata rispetto all’attuale e coincideva in epoca ducale con l’attuale via Sedile di Porto (vedi sempre pianta Capasso).
Il salto di quota fu sfruttato in epoca ducale come difesa naturale e ovviamente coincise con la linea delle mura , ma in seguito l’amenità del luogo, oggi diremmo la vista mare, favorì anche gli insediamenti residenziali e i vari palazzi nobiliari Penne, Orsini Casamassima e Sanchez di Grottola (Giusso) sono lì a testimoniarlo.
Il sito di cui al titolo, anticamente detto “dei segatori” per delle botteghe di falegname che vi operavano, prende il nome dai Banchi o Logge dei Mercanti, che provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa avevano un punto vendita a Napoli durante il periodo vicereale.
I mercanti vi si erano installati a seguito di due eventi straordinari.
Il primo fu un moto popolare nel 1547 a seguito del quale i banchi dei mercanti all’epoca in piazza dell’Olmo vennero bombardati dall’artiglieria spagnola e distrutti, per cui si dovette cercare una nuova sede.
Il secondo fu una rovinosa alluvione che nel 1569 distrusse in zona varie abitazioni di proprietà del monastero di San Demetrio, a seguito della quale i monaci decisero di vendere i loro suoli devastati; essi vendettero, tra gli altri, proprio ai mercanti che vi edificarono la loro Loggia detta dei Banchi Nuovi e utilizzarono il largo antistante per tenervi un mercato bisettimanale.
Agli inizi del Seicento il mercato fu abolito per decreto vicereale e nel 1616 la loggia venne acquistata dalla Congregazione dei Barbieri che avevano dovuto lasciare la loro sede in via Tribunali a causa della costruzione del complesso dei Gerolamini.
La Loggia dei Banchi Nuovi fu dunque trasformata in cappella e dedicata ai SS. Cosma e Damiano, nome che fu dato anche alle attigue rampe che erano state aperte nel 1569. (da Italo Ferraro Atlante della città storica Quartieri bassi e Risanamento ed. CLEAN).
Si allegano in galleria immagini la veduta Lafréry (1566) che indica S. Maria la Nova col n.35, la veduta Baratta (1627) , la veduta Bulifon (1685), la carta Carafa (1775), la carta Marchese (1804), le carte Uff. Topografico Guerra (1830) e la carta Schiavoni 1880.
Tutta l’area comprendente via Donnalbina, Santa Maria la Nova, S.Maria dell’Aiuto, largo e via Ecce Homo, piazzetta Monticelli, via e largo Banchi Nuovi era inclusa nella murazione della città ducale riportata dalla pianta ricostruita da Bartolomeo Capasso (1892) della Napoli dell’XI secolo: l’area era denominata Regio Albinensis o Albiensis.
E’ un’area che si andò urbanizzando tra grandi insule conventuali ( Donnalbina, S.Maria la Nova, San Demetrio, la stessa Santa Chiara), ma che assunse nei secoli successivi una forte connotazione commerciale, segnatamente la zona cosiddetta dei Banchi Nuovi.
L’area era posizionata sul ciglio di un salto di quota che digradava rapidamente verso la linea di costa che era molto arretrata rispetto all’attuale e coincideva in epoca ducale con l’attuale via Sedile di Porto (vedi sempre pianta Capasso).
Il salto di quota fu sfruttato in epoca ducale come difesa naturale e ovviamente coincise con la linea delle mura , ma in seguito l’amenità del luogo, oggi diremmo la vista mare, favorì anche gli insediamenti residenziali e i vari palazzi nobiliari Penne, Orsini Casamassima e Sanchez di Grottola (Giusso) sono lì a testimoniarlo.
Il sito di cui al titolo, anticamente detto “dei segatori” per delle botteghe di falegname che vi operavano, prende il nome dai Banchi o Logge dei Mercanti, che provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa avevano un punto vendita a Napoli durante il periodo vicereale.
I mercanti vi si erano installati a seguito di due eventi straordinari.
Il primo fu un moto popolare nel 1547 a seguito del quale i banchi dei mercanti all’epoca in piazza dell’Olmo vennero bombardati dall’artiglieria spagnola e distrutti, per cui si dovette cercare una nuova sede.
Il secondo fu una rovinosa alluvione che nel 1569 distrusse in zona varie abitazioni di proprietà del monastero di San Demetrio, a seguito della quale i monaci decisero di vendere i loro suoli devastati; essi vendettero, tra gli altri, proprio ai mercanti che vi edificarono la loro Loggia detta dei Banchi Nuovi e utilizzarono il largo antistante per tenervi un mercato bisettimanale.
Agli inizi del Seicento il mercato fu abolito per decreto vicereale e nel 1616 la loggia venne acquistata dalla Congregazione dei Barbieri che avevano dovuto lasciare la loro sede in via Tribunali a causa della costruzione del complesso dei Gerolamini.
La Loggia dei Banchi Nuovi fu dunque trasformata in cappella e dedicata ai SS. Cosma e Damiano, nome che fu dato anche alle attigue rampe che erano state aperte nel 1569. (da Italo Ferraro Atlante della città storica Quartieri bassi e Risanamento ed. CLEAN).
Si allegano in galleria immagini la veduta Lafréry (1566) che indica S. Maria la Nova col n.35, la veduta Baratta (1627) , la veduta Bulifon (1685), la carta Carafa (1775), la carta Marchese (1804), le carte Uff. Topografico Guerra (1830) e la carta Schiavoni 1880.